
Dante, Virgilio e tutti gli altri protagonisti dell’Inferno dantesco sono solo il punto di partenza del dramma di Weiss, il resto appartiene tutto al genio dello scrittore ebreo di lingua tedesca che fu costretto a lasciare la Germania nazista nel 1935 a causa delle persecuzioni razziali.
L’Inferno di Peter Weiss nasce proprio da qui, dalla sua vita, dal contesto storico che lo scrittore ha vissuto e subito, nei suoi trentatré canti, Dante fa ritorno nella sua terra d’origine, il viaggio però assomiglia più ad un incubo e la sua Firenze è più vicina alla Germania del Dopoguerra che alla culla del vate.
“Il protagonista di Weiss viene continuamente deriso, umiliato da chi nei canti danteschi era semplicemente un compagno” dice Alessandro Costazza. Un’umiliazione e un oltraggio che ricordano da vicino quella che gli ebrei hanno dovuto subire durante la dittatura nazista. Ed è proprio per questo che si è scelto proprio il giorno della Memoria per presentarlo, L’Inferno di Peter Weiss è il dramma dell’umiliazione, dalla sottrazione d’identità, è il dramma degli ebrei. Ebrei che però non vengono mai nominati nel corso dell’opera. “La loro rappresentazione è affidata solo alle immagini, ai loro vestiti, alle mostruosità cui vennero sottoposti” afferma la professoressa Nuvoli, capace di recitare i versi di Weiss fino a commuovere il pubblico presente.
Ancora una volta la letteratura aiuta il ricordo, aiuta a dare voce a quello che non si ha il coraggio di pronunciare, ancora una volta la letteratura aiuta a tener viva la nostra Memoria perché si continui a tener vivo quell’oltraggio supremo, perché non accada più.
Peter Weiss, Inferno, Mimesis 2008
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