martedì 2 febbraio 2010

L'inferno di Peter Weiss discusso a Milano, la cronaca di Elena Lorusso

È una data importante il 27 gennaio, è un giorno in cui ci si deve fermare, si deve riflettere e ricordare, è la Giornata della Memoria. La libreria della Feltrinelli di piazza Cavour comincia a riempirsi, una folla eterogenea e molto incuriosita, al centro la presentazione di un’opera, “L’Inferno” di Peter Weiss, presentata da Alessandro Costazza, docente di Letteratura tedesca presso l’Università degli Studi di Milano, Giuliana Nuvoli, docente di Letteratura italiana e dantista famosa in tutta Italia e Marco Castellari, il traduttore dell’opera in questione . Ma la curiosità è tutta qui, perché oggi? Perché proprio nel giorno della Memoria? Il titolo del dramma, scritto dallo scrittore nel 1964 di cui la Mimesis ha pubblicato la prima traduzione in Italia con testo a fronte, trae in in ganno, così come l’immagine sulla copertina, il volto di Dante così come viene sempre rappresentato dall’iconografia popolare, ma non è tutto.
Dante, Virgilio e tutti gli altri protagonisti dell’Inferno dantesco sono solo il punto di partenza del dramma di Weiss, il resto appartiene tutto al genio dello scrittore ebreo di lingua tedesca che fu costretto a lasciare la Germania nazista nel 1935 a causa delle persecuzioni razziali.
L’Inferno di Peter Weiss nasce proprio da qui, dalla sua vita, dal contesto storico che lo scrittore ha vissuto e subito, nei suoi trentatré canti, Dante fa ritorno nella sua terra d’origine, il viaggio però assomiglia più ad un incubo e la sua Firenze è più vicina alla Germania del Dopoguerra che alla culla del vate.
“Il protagonista di Weiss viene continuamente deriso, umiliato da chi nei canti danteschi era semplicemente un compagno” dice Alessandro Costazza. Un’umiliazione e un oltraggio che ricordano da vicino quella che gli ebrei hanno dovuto subire durante la dittatura nazista. Ed è proprio per questo che si è scelto proprio il giorno della Memoria per presentarlo, L’Inferno di Peter Weiss è il dramma dell’umiliazione, dalla sottrazione d’identità, è il dramma degli ebrei. Ebrei che però non vengono mai nominati nel corso dell’opera. “La loro rappresentazione è affidata solo alle immagini, ai loro vestiti, alle mostruosità cui vennero sottoposti” afferma la professoressa Nuvoli, capace di recitare i versi di Weiss fino a commuovere il pubblico presente.
Ancora una volta la letteratura aiuta il ricordo, aiuta a dare voce a quello che non si ha il coraggio di pronunciare, ancora una volta la letteratura aiuta a tener viva la nostra Memoria perché si continui a tener vivo quell’oltraggio supremo, perché non accada più.
Peter Weiss, Inferno, Mimesis 2008

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