martedì 23 febbraio 2010

Marcello Barison intervistato in prima serata su Rai Radio 3 Suite ci parla del suo lavoro di curatela agli scritti di Paul Klee



Paul Klee, Teoria della forma e della figurazione
Ascolta la puntata
Vol. I - Il pensiero immaginale (Mimesis Edizioni)
Gli scritti teorici di Paul Klee raccolti nel primo volume della Teoria della forma e della figurazione, rispettando il piano tracciato dall’artista, rappresentano per il lettore contemporaneo un imprescindibile punto d’accesso al laboratorio creativo del grande pittore. Intuizione poetica ed esperienza didattica si fecondano qui vicendevolmente: la prima parte del volume comprende infatti undici brevi saggi – tra cui la famosa Confessione creatrice – in cui Klee delinea i motivi essenziali delle sue ricerche teoriche; nella seconda, che riproduce un corso di lezioni tenute tra il 1921 e il 1922 al Bauhaus di Weimar, la riflessione dell’artista si concentra invece sul problema della genesi della forma e delle sue potenziali metamorfosi nelle arti figurative. Si tratta quindi di un testo davvero fondamentale, passaggio obbligato per chiunque intenda penetrare a fondo le complesse trasformazioni che inaugurano l’arte del Novecento. Una vera pietra miliare il cui ruolo è forse paragonabile a quello giocato dalla teoria della pittura di Leonardo per l’arte del Rinascimento.

venerdì 19 febbraio 2010

Portatori sani di pensiero laico


Dall'Introduzione di Giovanni Perazzoli a
Laicità e filosofia, Mimesis 2010
Con la laicità accade quello che accade con il tempo nella celebre analisi di Agostino. Se nessuno me lo chiede, scriveva Agostino, so che cosa è il tempo, ma appena devo definirlo a me stesso o ad altri, cado in difficoltà e contraddizioni. Nella pratica politica, sappiamo che cosa sia la laicità: la difendiamo con convinzione, riconosciamo quali sono i tentativi messi in atto per distruggerla, limitarla, oscurarla; ma ecco che, non appena la persuasione di sapere che cosa sia la laicità cerca di darsi una radice logica, una legittimazione filosofica, con sorpresa, alla persuazione di prima subentra uno strano smarrimento. Ciò che sembra ovvio, viene avvolto da un vortice di aporie.

lunedì 8 febbraio 2010

Intervista a Fabrizio Marchi di Radio Città Aperta

mi dice Fabrizio Marchi:

Care amiche e cari amici, vi informo che, laddove abbiate tempo e voglia, oggi alle ore 14,30 sarò intervistato da Franco Ottaviano, Presidente della Casa delle Culture di Roma, su Radio Città Aperta 88.9 FM relativamente al mio libro "Non ero il solo" (Mimesis Edizioni) che si trova già in libreria.

Nota Bene
Radio Città Aperta è
ascoltabile in streaming
http://www.radiocittaperta.it/

martedì 2 febbraio 2010

L'inferno di Peter Weiss discusso a Milano, la cronaca di Elena Lorusso

È una data importante il 27 gennaio, è un giorno in cui ci si deve fermare, si deve riflettere e ricordare, è la Giornata della Memoria. La libreria della Feltrinelli di piazza Cavour comincia a riempirsi, una folla eterogenea e molto incuriosita, al centro la presentazione di un’opera, “L’Inferno” di Peter Weiss, presentata da Alessandro Costazza, docente di Letteratura tedesca presso l’Università degli Studi di Milano, Giuliana Nuvoli, docente di Letteratura italiana e dantista famosa in tutta Italia e Marco Castellari, il traduttore dell’opera in questione . Ma la curiosità è tutta qui, perché oggi? Perché proprio nel giorno della Memoria? Il titolo del dramma, scritto dallo scrittore nel 1964 di cui la Mimesis ha pubblicato la prima traduzione in Italia con testo a fronte, trae in in ganno, così come l’immagine sulla copertina, il volto di Dante così come viene sempre rappresentato dall’iconografia popolare, ma non è tutto.
Dante, Virgilio e tutti gli altri protagonisti dell’Inferno dantesco sono solo il punto di partenza del dramma di Weiss, il resto appartiene tutto al genio dello scrittore ebreo di lingua tedesca che fu costretto a lasciare la Germania nazista nel 1935 a causa delle persecuzioni razziali.
L’Inferno di Peter Weiss nasce proprio da qui, dalla sua vita, dal contesto storico che lo scrittore ha vissuto e subito, nei suoi trentatré canti, Dante fa ritorno nella sua terra d’origine, il viaggio però assomiglia più ad un incubo e la sua Firenze è più vicina alla Germania del Dopoguerra che alla culla del vate.
“Il protagonista di Weiss viene continuamente deriso, umiliato da chi nei canti danteschi era semplicemente un compagno” dice Alessandro Costazza. Un’umiliazione e un oltraggio che ricordano da vicino quella che gli ebrei hanno dovuto subire durante la dittatura nazista. Ed è proprio per questo che si è scelto proprio il giorno della Memoria per presentarlo, L’Inferno di Peter Weiss è il dramma dell’umiliazione, dalla sottrazione d’identità, è il dramma degli ebrei. Ebrei che però non vengono mai nominati nel corso dell’opera. “La loro rappresentazione è affidata solo alle immagini, ai loro vestiti, alle mostruosità cui vennero sottoposti” afferma la professoressa Nuvoli, capace di recitare i versi di Weiss fino a commuovere il pubblico presente.
Ancora una volta la letteratura aiuta il ricordo, aiuta a dare voce a quello che non si ha il coraggio di pronunciare, ancora una volta la letteratura aiuta a tener viva la nostra Memoria perché si continui a tener vivo quell’oltraggio supremo, perché non accada più.
Peter Weiss, Inferno, Mimesis 2008